COSA VORREI FARE - E NON MI FANNO FARE!

Civiltà Contadine

“Questo libro apparentemente procede secondo due filoni paralleli: una storia della rappresentazione artistica e iconografica del Paesaggio Agricolo (e i suoi derivati) e una Storia dell’Agricoltura.
Ma non è così.
Qui non vogliamo in nessun modo fare una Storia dell’Arte legata alla Storia dell’Agricoltura. Altri lo hanno fatto in modo egregio e in ogni caso questo non è il nostro scopo. Qui l’obiettivo è cercare – se non di rispondere – almeno di fare mente locale riguardo ad alcune domande fondamentali.”

Vorrei fare il potabilizzatore culturale!
Vorremmo fare un libro sulla storia dell'agricoltura.

civiltà contadine

"Un libro che illustra la rappresentazione iconografica del paesaggio."

Una cosa che vorrei fare, assieme a Mietta Corli, ci abbiamo lavorato durante il lock-down, è un libro sulla storia dell’agricoltura. Ma non proprio un libro di storia… piuttosto una giustapposizione di testi (scritti da me con tono “leggero”) e citazioni iconografiche (selezionate da lei, scenografa, esperta di storia dell’arte) storiche e non solo.

Potrebbe essere la rappresentazione del Paesaggio Agricolo, dai graffiti e dalle incisioni rupestri al design, alla pubblicità e alla fotografia, passando per dipinti, affreschi, mosaici e storia della topografia. Potremmo fare un libro che illustra la rappresentazione iconografica del paesaggio. E il paesaggio è a sua volta la rappresentazione della Natura e della terra.


Obiettivo: analizzando queste rappresentazioni ripercorrere l’approccio filosofico (e politico, economico, agronomico) dell’essere umano nei confronti della terra e della Natura – terra minuscola, nel senso di terreno agricolo, Natura maiuscola, intesa come sistema. Dove terra sta per agricoltura e Natura sta per Cultura.


Naturalmente, almeno fino all’800, la rappresentazione deriva dall’arte, in senso lato (affreschi, quadri, disegni, mosaici). Ma per spiegare la “filosofia” di una determinata epoca nei confronti del paesaggio e della terra, ci potrebbero aiutare, ogni tanto, anche mappe e cartine. Esempio: mappa di un accampamento militare romano e rappresentazione dei campi coltivati dai Romani, divisi in centurie: sono uguali.
Altro esempio, ma andiamo lontano dall’Italia: la rappresentazione del territorio americano prima e dopo la conquista del West.
Comunque, ci possono essere filoni paralleli che si intrecciano.


Primo filo conduttore: immagini artistiche che diano l’idea della storia della rappresentazione del paesaggio, che è in autonomia un discorso di storia dell’arte.
Secondo filone che si innesta e si affianca al primo: da queste immagini desumiamo anche degli elementi di storia dell’agricoltura, che a sua volta deriva dalla storia in generale (esempio: caduta dell’impero romano, perdita di sicurezza, la selva fa paura, la terra si impaluda, cala la popolazione… Oppure: 1.100 popolazione cresce, i Barbari non sono più una minaccia, invenzioni agricole e ripresa dell’agricoltura ecc ecc).
Non deve diventare però una storia dell’agricoltura vera e propria, ma solo una serie di dati di partenza (dati anche un po’ per scontati, citando i tanti che li hanno studiati) che portino a fare alcune osservazioni sulla filosofia, l’atteggiamento nei confronti della terra.
Qui, sempre magari partendo da immagini, si potrebbe accennare ai Riti di fecondità ecc
Altri esempi: poi si arriverà – dopo tutti i vari passaggi – al Rinascimento: arrivano le novità dall’America, la terra come simbolo di ricchezza e di potenza, gli Este/Gonzaga, la voglia di sperimentare nuove colture, agricoltura che diventa anche motore della Cultura ecc ecc.

Ma poi, dopo l800, sarebbe bello raccontare le altre forme di rappresentazione del paesaggio: fotografia, pubblicità. L’obiettivo è arrivare – attraverso queste nuove forme iconografiche – ad affrontare i dilemmi attuali: rivoluzione verde e chimica, agricoltura biologica/biodinamica, agricoltura industriale, multifunzionale, greenings, nuova rappresentazione globale ecologica del pianeta ecc ecc.
Altri esempi, un po’ a caso: rappresentazione dell’allevamento. Fino a pochi anni fa era simbolo aulico, bucolico, positivo. Adesso è l’inferno, allevamento = schiaffo al pianeta, schiaffo ai diritti degli animali.
Anche l’atteggiamento nei confronti delle piante è mutato: dall’arte topiaria alle nuove (e antiche) teorie secondo cui le piante sentono, parlano, soffrono.
Rappresentazione del “contadino”, prima schiavo e pura manodopera, poi figura mitizzata, poi sfigato, poi in lotta (Pellizza), poi riscoperto (il giovane che torna alla terra).
Pubblicità ed etichette dei prodotti chimici per la terra, e per l’alimentare, degli anni ’60.
Vedi pubblicità della Pastina glutinata, biscotti al plasmon, confrontatata con l’attuale filone del “senza glutine”: filosofia del con e del senza, vedi gli scritti di Marino Niola, antropologo dell’alimentazione dell’Università di Napoli.


Lo so, di libri sulla storia dell’agricoltura ne hanno fatti tanti. Il Paesaggio agricolo l’hanno studiato e raccontato in tanti, e bravissimi studiosi. Ma avremmo, io e Mietta, l’ambizione di fare una cosa non scontata, che cita e rispetta quelli venuti prima, ma porta l’argomento a sintesi attuale, e soprattutto lo rende potabile e godibile per un pubblico generalista. Ecco cosa vorrei fare da grande: il potabilizzatore culturale!

Immagine presa dal gruppo di affreschi “Ciclo dei mesi” del pittore boemo Venceslao, 1397.

Incipit del libro

sottotitolo

Qui di seguito la mia parte. Quella di Mietta, fatta soprattutto di immagini, presenta un problema di diritti di immagine, quindi prima ne dobbiamo parlare con un eventuale Editore interessato…

Metto solo un’immagine da lei selezionata, tra le tante, sperando che il pittore boemo Venceslao, morto nel 1411, non si offenda: nel 1397 realizzò il gruppo di affreschi “Ciclo dei mesi”, dedicato alle attività di agricoltura e pastorizia.

Copyright @ Patrizio Roversi, 2022

Clicca per mandarmi una mail e pormi qualsiasi domanda o proposta ti venga in mente.