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Elettrone

STORIA DI UNA E PIÙ MOTO

Elettrone e gli altri: la passione per le moto

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“In ogni viaggio, il veicolo è importantissimo. Non è solo uno strumento, ma è un detonatore fantastico, scatena l’identificazione dando identità.”

VAHANA. È una parola che viene dal sanscrito: nella Mitologia e nell’Iconografia induista indiana vuole dire cavalcatura, veicolo. La parola sanscrita si traduce letteralmente come “ciò che porta” o “ciò che tira”.

Ogni divinità indù ha un particolare animale-veicolo o vahana su cui viaggia. Per esempio Ganesha, il Dio Elefante, si sposta… su un Topo. Viṣṇu vola seduto su Garuḍa, l’aquila. Shiva cavalca il toro Nandi. I Vahana sono un mezzo di trasporto, ma non solo. Questi veicoli, che sono animali o uccelli, rappresentano le varie forze spirituali e psicologiche di ogni divinità, rappresentano un talento aggiuntivo, un aiutante. Ganesha, che è grande grosso, tramite il suo Topo Vahana aumenta la sua agilità, la sua furbizia. Il Vahana è la rappresentazione simbolica del “potere” e del significato dell’azione del Dio.

Ora, io non sono un Dio, naturalmente, ma in ogni narrazione, in ogni “viaggio”, materiale o simbolico che sia, terreno o divino, il “veicolo” è importantissimo. Non è solo uno strumento, ma è un detonatore fantastico, scatena l’identificazione dando identità.
Il nostro Giro del Mondo dei Velistipercaso poggiava soprattutto sulla figura di Adriatica, che è stata la vera Aiutante Magica dei nostri Eroi, il “personaggio”, la barca che abbiamo cercato, trovato tutta arrugginita, poi fatto rinascere e armato fino a farla diventare bellissima ed efficiente.

Allo stesso modo, anche per i viaggi sulla terraferma, serviva un Vahana! Per la serie di Slow Tour Padano all’inizio, io e Giuseppe (Ghinami, il regista/autore) abbiamo pensato ad Astore, una Moto Guzzi 500 cc, in produzione fino all’inizio degli anni ’50. E’ la moto che mi ha lasciato mio padre Claudio, geometra del Consorzio di Bonifica, che girava per la pianura a controllare i canali, quindi un mezzo molto padano.

Astore è stato il vero protagonista della prima serie: grazie alla moto la trasmissione è stata identificata, ricordata. Grazie ad Astore abbiamo conquistato una significativa fetta di spettatori, anche giovani. Tra l’altro ha determinato anche il mio “costume”, cioè una tuta un po’ da meccanico, un po’ da agricoltore (vedi la figura del metalmezzadro).

Poi abbiamo pensato di potenziare il nostro Vahana, aggiungendo significati e “poteri” nuovi: abbiamo trovato un Airone 250 Guzzi.

Anche questa con una storia affettiva: era la moto del babbo del nostro amico fraterno Erus, che languiva in un garage da anni. L’Airone Sport l’abbiamo prima “resuscitato”, poi trasformato. La trasformazione dell’Eroe è un classico delle Fiabe e dei racconti tradizionali.

Airone è diventato elettrico, si è trasformato in Elettrone! Questo ha dato significato a tutto il nostro viaggio, che a quel punto era dedicato soprattutto alla transizione ecologica, all’ecocompatibilità ambientale. E il nostro tema di fondo, l’Agricoltura, ha visto l’implementazione di un nuovo potente simbolo, portatore di significato: la relazione – prettamente agricola – fra Tradizione e Innovazione. Cioè la moto d’epoca, antico simbolo del passato, che guarda al futuro.

Nelle clip che potete vedere cliccando ai link in fondo all’articolo, registrate e montate da Giuseppe (che è stato il vero artefice dell’intera operazione), potete ripercorrere le tappe di questa mitica impresa…

Tutto questo non è nato all’improvviso: già diversi anni fa io e Giuseppe, dovendo fare uno spot per la COOP, avevamo restaurato un Aquilotto Bianchi, il motorino con cui mia madre Attilia, maestra, andava insegnare in campagna, sul quale io mi muovevo vestito da Superman.

A Mantova con l’Aquilotto Bianchi, restaurato in occasione di uno spot per la COOP.
A Mantova con l’Aquilotto Bianchi, restaurato in occasione di uno spot per la COOP.

Per Slow Tour Padano abbiamo scelto di usare appunto un Aquilotto trasformato da Gabriele Ranzini in elettrico. 

Tutto all’insegna dei Vahana!

Se questo paragone storico/mistico vi sembra forzato, date un’occhiata ai nomi delle moto di alcune famose marche, di quando una moto aveva un significato simbolico prima che tecnologico. La Moto Guzzi, negli anni, ha prodotto l’Aquila (detto anche Normale), il Falcone, l’Astore, l’Airone, il Galletto, il Condor, la Lodola, lo Stornello, l’Alce, l’Egretta (una garzetta), il Cardellino, lo Zigolo (un uccellino), il Dingo (un cane), ultimo il Centauro nel 2001. La Bianchi ha prodotto il Mosquito, l’Aquilotto, lo Sparviero, il Falco. La Ducati ha fatto il Cucciolo, la Morini il Canguro e il Coguaro. 

Tutti animali speciali, tutti nomi evocativi, aiutanti magici. Tutti VAHANA!

Copyright @ Patrizio Roversi, 2022

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